by Barry Devlin

Agosto 2012

BI², la Business Intelligence al quadrato

Secondo alcune teorie, la conclusione del calendario Maya, prevista per il 21 dicembre 2012, corrisponderebbe alla fine del mondo. O quanto meno, nella migliore delle ipotesi, a una profonda trasformazione della coscienza dei singoli individui. Vero, falso? Staremo a vedere. A ogni modo, così come ci hanno insegnato questi ultimi anni, continueremo ad assistere a costanti e rilevanti cambiamenti. Sarà così quest’anno, così come negli anni a venire. Basti pensare a quanto siano profondamente mutate le condizioni di mercato dalla fine degli anni Novanta: la bolla delle dotcom, all’inizio del nuovo millennio, e poi l’affermazione delle mega Internet companies, come Google, Facebook ed eBay; la crisi finanziaria del 2008 e la successiva crisi del debito sovrano dell’Europa; le rivolte sociali nel mondo arabo; la debacle di General Motors, la più grande azienda automobilistica da oltre 70 anni, che nel 2008 è andata in bancarotta. E ancora: nessuna delle tre aziende che nel 2006 dominavano l’emergente mercato degli smartphone – Nokia, Research in Motion e Motorola – è riuscita a conservare una posizione di leadership; gli Stati Uniti rischiano di perdere il rating tripla A… La lista potrebbe andare avanti all’infinito.

L’ecosistema Biz-Tech
In questo tumultuoso cambiamento vi è un aspetto comune che caratterizza il mercato della tecnologia ed è la sempre più accentuata correlazione di quest’ultima con la dimensione del business e delle persone. Permettetemi, quindi, di introdurvi a una delle evoluzioni più importanti avvenute nel comparto business. Una nuova specie, una nuova categoria di business sta oggi emergendo. Si è manifestata in questi ultimi anni, in modo discreto, ma la sua ora è ormai arrivata. Amo definirla biz-tech ecosystem, un termine che tende a identificare la convergenza di interessi tra business e tecnologia e che sovverte i fondamentali che hanno sorretto la dimensione business e IT del passato, dando impulso a un ambiente del tutto nuovo, sia nell’ambito lavorativo che in quello delle nostra vita quotidiana.
I segnali tecnologici premonitori dell’avvento di questa nuova dimensione risalgono agli anni Ottanta. La differenza è che ora quei semi sono maturati dando vita a una società tecnologica dove il fattore di interdipendenza è aumentato enormemente. Le ultime generazioni sono cresciute confrontandosi con logiche di comunicazione che trent’anni fa erano considerate soltanto come un qualcosa di magico e irraggiungibile.
Le caratteristiche che contraddistinguono il biz-tech ecosystem, così come l’abbiamo conosciuto in questi anni, sono fondamentalmente tre:

interdipendenza: la componente business e la tecnologia sono strettamente interconnesse. Nuove tecnologie aprono a nuove possibilità di business; nuove forme di business innescano nuove opportunità tecnologiche;
reintegrazione: la struttura a silos, a compartimenti stagni, sia sul fronte business che sul fonte tecnologico, è diventata sempre più difficile da mantenere poiché è causa di inefficienza, errori e scarsa comunicazione. È una situazione che non può più essere mascherata da alchimie tecnologiche e che richiede uno sforzo di coerenza;
cross-over: la comunità business deve essere in grado di comprendere quanto la tecnologia possa permettere nuove forme di business. Nello stesso tempo la comunità IT deve riuscire a comprendere come le nuove emergenti esigenze del business possono essere soddisfatte dalle nuove tecnologie.
Per certi aspetti queste tendenze sono diametralmente opposte a quelle che hanno imperato nel passato, dove il business esprimeva i propri requisiti, li sottoponeva alla comunità IT, attendeva che quest’ultima consegnasse un’applicazione, valutava i risultati e suggeriva eventuali correzioni. Quel periodo si avvicina rapidamente a una conclusione e questo mette in discussione l’intero approccio alla Business Intelligence.
Nei prossimi anni, i business di successo saranno quelli in grado di creare un alto livello di sinergia tra business e IT. Saranno in grado di rompere le barriere tra Business Intelligence, sistemi operazionali e ambienti di supporto collaborativo. Saranno in grado di integrare dati esterni direttamente nei sistemi di business. In definitiva la Business Intelligence diventerà Business Integrated Insight o BI², una BI al quadrato.

Business Integrated Insight
Proprio come avvenne negli anni Novanta, quando la BI fu protagonista di molti dei progressi nell’utilizzo delle informazioni, così come negli anni Duemila lo fu per quanto riguarda il trattamento dei dati sul Web, oggi il fenomeno che va sotto il nome di Big Data, sembra destinato a essere la nuova filosofia che caratterizza e caratterizzerà il nuovo decennio.
Certo, il termine Big Data è abusato e dà adito a mille interpretazioni, ma qui mi voglio focalizzare su un aspetto per me fondamentale, ovvero la capacità di trattare dati che vengono trasmessi e generati da sensori elettronici a bordo di un veicolo, e l’utilizzo di questi dati per monitorare in remoto condizioni ed eventi che si verificano all’interno di esso.
L’utilizzo di sensori elettronici sta diventando sempre più diffuso ed economicamente vantaggioso. Si tratta per lo più di sensori che vengono utilizzati per monitorare specifici aspetti di un determinato ambiente o i comportamenti di una macchina o di un eventuale dispositivo. Molti di noi hanno oggi familiarità con sensori quali quelli presenti all’interno di telefoni cellulari, camere digitali o tablet, che consentono localizzazione, orientamento e movimento. Sensori di questo tipo vengono da tempo utilizzati in apparecchiature costose, come motori d’aereo per esempio, volti a registrare caratteristiche operative, come consumo di carburante, velocità di rotazione, accelerazione e così via. Tutte queste misurazioni vengono inviate a un computer di bordo e trasmesse costantemente al centro di servizi del produttore per permettere un monitoraggio di qualità e, successivamente, implementare operazioni di manutenzione preventiva. A mano a mano che la tecnologia è diventata meno costosa e la comunicazione mobile pervasiva, i produttori di automobili hanno iniziato a fare propri questi sistemi, in particolare sui modelli di fascia alta.
A metà degli anni Duemila le assicurazioni hanno iniziato a testare l’uso di questi dati per monitorare il comportamento di guida e associarlo a polizze assicurative di tipo pay-as-you-drive. Tipicamente si tratta di dati relativi al tempo di utilizzo, al chilometraggio sostenuto, alla velocità, agli indici di accelerazione e frenata, insomma, sistemi che raccolgono dati come quelli abitualmente registrati da una scatola nera. E il costo delle polizze può essere così associato ai parametri monitorati, offrendo plus o minus, spesso con effetto immediato, dando così l’opportunità alle assicurazioni automobilistiche di impostare un modello di business del tutto nuovo. Sono soluzioni che possono essere implementate grazie a una tecnologia che non era stata precedentemente utilizzata dall’industria. I dati, raccolti in un primo tempo per ragioni tecnologiche, sono ora utilizzati per dare vita a nuovi modelli di business.

Il futuro della Business Integrated Insight
Dal punto di vista del biz-tech ecosystem si possono ravvisare alcuni chiari messaggi. Innanzitutto il fatto che nell’ultimo decennio vi sia stato un consistente passaggio dalla BI tradizionale alla BI operazionale che rende possibile analisi e decisioni in base a dati trasmessi in modalità near real-time. Nuove sorgenti dati, nella maggior parte Big Data, verranno utilizzate per dare vita a nuovi processi di business. E per far sì che la nuova informazione e le nuove tecnologie possano essere utilizzate per creare nuovi processi di business, e che questi possano essere incorporati all’interno di nuovi sistemi IT, è fondamentale che IT e business interagiscano strettamente tra loro.
La distinzione tra ciò che comunemente definiamo come processo informazionale e processo operazionale sta diventando sempre più labile poiché si richiedono reazioni in tempo reale a fronte di rapidi cambiamenti ambientali. Un fenomeno che, insieme all’esplosione dei volumi di dati, restringe severamente il vecchio approccio di copia e pulizia dei dati in ambienti di data warehouse e data mart. Ovviamente, quest’ultimo è un metodo che rimarrà valido dove è richiesto un altissimo livello di accuratezza e consistenza dei dati. Ma nella grande maggioranza dei casi, l’accesso a dati operazionali diventerà la norma.
I dati sono destinati ad aumentare e molti di questi verranno gestiti in modalità diversa da come normalmente avviene negli ambienti più tradizionali. Le nuove sorgenti dati saranno, infatti, tipicamente esterne e di scarsa qualità; avranno strutture differenti e poco formalizzate. Non solo, ma diverrà ancora più rilevante la questione della privacy. Ho discusso ampiamente di tutti questi aspetti e implicazioni nel libro The Seven Faces of Data, pubblicato nel novembre del 2011.

  • In conclusione, quali specifiche azioni dovrebbero essere intraprese dai professionisti del data management nel corso del 2012? Molte, ovviamente! Ne possiamo evidenziare alcune tra le più importanti:
  • Valutare i dati emergenti e i content store. I database relazionali non sono più l’unica possibile risposta, se mai lo sono stati.
  • Investigare le tecnologie di virtualizzazione. L’accesso remoto e multi-purpose all’informazione sarà la norma.
  • Siate coinvolti con il business. La comunità IT deve diventare un partner nella visione e implementazione dell’innovazione per massimizzare i benefici che possono scaturire dall’utilizzo delle nuove tecnologie.

E presumendo che il mondo non finirà a dicembre 2012, abbiamo davanti sfide del tutto inedite e più che mai interessanti, sia in termini IT sia in termini di business.